Ciao!
Mi sono "beccato" in flagrante l’altro giorno!
Non so se è così anche per te, ma per me e altre persone intorno a me questo è stato un periodo particolamente intenso e anche faticoso. Una mia amica dice che ha Saturno contro... magari ce l’ho anch’io, chissà? Di fatto i momenti di vero rilassamento e spensieratezza me li devo ritagliare volutamente, se no faccio fatica a trovarli in modo spontaneo.
Però, l’altra sera, finito di lavorare, avevo la sensazione di aver risolto tutte le questioni davanti a me e stavo molto bene, sereno e disteso, in una bella dimensione di soddisfazione. Ed è lì che mi son beccato con le mani nel sacco, perché appena ho notato la mia dimensione di rilassamento e serenità, un pensiero meccanico è passato davanti ai miei occhi: “Ah, non durerà, non dare questo bel momento come permanente”.
E poi mi son detto: "Ma dai, possibile che non puoi goderti 'sto momento e bon? Perché mettere già in moto un nuovo senso di disagio?".

Quest'osservazione mi ha colpito soprattutto per un’altra cosa: se son così "saggio" da vedere che i momenti di gioia sono volatili e non posso darli per scontati, allora perché non faccio la stessa cosa per i momenti dolorosi? Tutti i momenti sono uguali in questi senso, tutti sono non-permanenti. Non posso cosiderare permanenti le fatiche e passeggere le gioie, non è giusto! E mi son ricordato di Osho negli anni della prima Pune, quando eravamo soliti scrivergli per qualunque nostro quesito o dubbio e lui rispondeva con un messaggio personale scritto, oppure nei discorsi pubblici.

Le nostre letterine erano sempre dense di parole, spiegazioni, descrizioni di come ci sentivamo, soprattutto nei momenti difficili... “e mi sento così e mi sento cosà, e vorrei questo e non vorrei quello, tutti questi miei problemi, come posso risolverli?” eccetera.
Lui a volte rispondeva con un consiglio pratico, oppure ci invitava a incontrare il tal terapista per una sessione di counseling. Ma la stragrande maggioranza delle volte aprivamo la letterina di risposta per vedere scritte nel centro perfetto del foglio bianco solo quattro paroline magiche che dicevano: “This too will pass” (Anche questo passerà). Nessuna soluzione al grave problema che ci affliggeva: lascialo andare, ché comunque se ne va da solo. Non dargli peso.
Questo ricordo è sempre per me di grande aiuto nei momenti difficili, per non proiettare la loro ombra sull’intera vita. E per vivere con intensità i momenti belli, anche loro non-permanenti.

Questa sensazione di impermanenza, di cose che passano, si mostra con più chiarezza nei giorni che stanno per arrivare: la fine dell’anno. E l’arrivo di quello nuovo con le sue promesse e speranze e sogni di grandi progetti... È un momento speciale dove un sacco di energia spontaneamente si genera dentro e intorno a noi.
Da qualche anno abbiamo creato un evento che cavalca questa grande onda di energia naturale: l’OshoFesta. Una magia che quest’anno ci avvolgerà a Lignano Sabbiadoro.
In attesa di vederci lì, ecco anche oggi due estratti di articoli tratti dalla rivista mensile Osho Times, che puoi ricevere a casa tua in abbonamento. Buona lettura, Akarmo

Sei d’accordo?
Se sei d’accordo o in disaccordo con me, la tua vita non cambierà...

Un brano di Osho apparso sull'Osho Times


Domanda: Osho, sono sempre d’accordo con tutto quello che dici: perché la mia vita non cambia? 

Osho: Forse proprio per questo. Se sei d’accordo o in disaccordo con me, la tua vita non cambierà. La questione non è essere d’accordo o meno, la questione è comprendere. E la comprensione è aldilà dell’accordo o del disaccordo. 

Di solito, quando ti trovi d’accordo, pensi di avermi compreso, ma se mi avessi compreso non ci sarebbe accordo né disaccordo. Come puoi essere d’accordo con la verità? Oppure non esserlo? È spuntato il Sole: sei d’accordo o no? Lo vedi da te che è una domanda irrilevante. 

L’accordo e il disaccordo valgono per le teorie...

La vita che amo

Cambiare, crescere e trasformarsi è inevitabile.
Esserne consapevoli un dono...

Da un articolo di Darpan apparso sull'Osho Times


In questi due decenni della mia attività da “felicitàtore” – il modo con cui si riferiva a me una cliente, ora collaboratrice – ho incontrato migliaia di persone. 
Da una parte i “creativi”, quelli che sanno manifestare nella materia e che spesso, soprattutto se entrano nel mondo imprenditoriale, più ascendono la scala sociale e più sentono l’abisso interiore.
Dall’altra i “ricercatori”, capaci magari di meditare per 10 ore al giorno, ma che poi, a volte, non riescono a relazionarsi con l’altro e a dare forma al loro anelito, fino a rifiutare tutto ciò che non è “spirituale”. 
Così ho dedicato la mia vita a comprendere se esistesse una via per l’integrazione tra questi due mondi...